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mercoledì 29 dicembre 2010

La sfida educativa pensata dalla Cei

Sembrano tutte buone le proposte contenute nel progetto de  “La sfida educativa” (vedere blog di Giorgio Israel ) eppure non posso sottrarmi ad un senso di angoscia all’idea che una chiesa e in particolare quella cattolica prenda in mano le redini dell’educazione di un paese.
In particolare quella cattolica perché per quanto aperta voglia essere essa  è impostata sull’esistenza  di un’Autorità Assoluta e questa autorità ha il Potere/Dovere di dire cosa si deve fare su ciascuna cosa. Esiste cioè un Catechismo da apprendere e seguire alla lettera poiché esso è dal punto di vista etico onnicomprensivo.
Questo predispone la mente dei giovani all’OBBEDIENZA e all’accettazione di VERITÀ che non richiedono verifiche.
Diverso  è l’insegnamento delle religioni protestanti, dove il sacerdozio è condiviso da tutti i fedeli e quindi  nessuno dice in modo organico ed esaustivo cosa si debba fare, perché questo deve esser ricavato individualmente, sulla base della propria responsabilità, dalla lettura e dal commento in comune  delle Tavole della Legge.
Si ha quindi una predisposizione mentale ed un addestramento alla riflessione e alla discussione collettiva e democratica.
Si ha cioè  RICERCA della verità anziché  accettazione di verità dogmatiche  e  RESPONSABILITÀ anziché passiva obbedienza. Ambedue qualità necessarie non solo per la formazione di una mentalità democratica, ma anche per quella di una mentalità scientifica.
Questa caratteristica del cattolicesimo, che forse non è estranea all’assenza di una cultura autenticamente liberale in Italia e che forse non è neanche estranea alla propensione verso politiche autoritarie o ideologiche o semplicemente populisitiche, potrebbe essere anche responsabile della debole attrazione per la scienza dei giovani del nostro paese.

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