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mercoledì 29 dicembre 2010

Il bisogno di eroi

  "Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi". Ho sempre trovato irritante questa frase di Brecht , perfetto esempio di un modo di pensare utopistico, totalmente lontano dalla realtà di un mondo che  Kant, con molta più lucidità vedeva  abitato da un’umanità il cui modello era un “legno storto”.
Allora preferisco dire : Beato quel popolo che ha la saggezza di premiare e onorare tutti i suoi eroi.
Essi sono un esempio e indicano una direzione che solo se glorificata avrà qualche speranza di essere seguita.
(Infatti ho subito aderito, su FB, al gruppo di SIMONE NERI  http://www.facebook.com/home.php#/group.php?gid=181276806561&ref=nf )  Il guaio, in Italia, è stato che quando dal ’68 in poi si è deciso che il mondo andava cambiato e che doveva diventare perfetto - perché è questo che si pretendeva e si credeva anche che si potesse fare rapidamente, con le buone o con le cattive - non si attese neanche che questa meraviglia si realizzasse per passare all’applicazione di quelle che sarebbero dovute essere le conseguenze di tale realizzazione. Perciò se in un mondo perfetto non c’era bisogno di eroi, per accelerare i tempi intanto si eliminavano gli eroi. Infatti in un mondo in cui doveva trionfare l’ uguaglianza uno che si distinguesse e fosse (magari per fondatissima ragione) oggetto di ammirazione e  di riconoscimenti particolari, avrebbe avuto la gravissima colpa di annullare l’agognata piattezza dell’uguaglianza.
E così siamo diventati  tutti ugualmente perfetti “senza qualità”.

Ma poiché - come insegnavano già allora gli antropologi - gli uomini non possono resistere al bisogno di differenziarsi, al merito, alle qualità eccezionali, che facevano fa traino e da punto di attrazione, si sono sostituiti altri modelli su cui forgiare la propria identità nella ricerca di emergere, quelli più a portata di mano: il successo attraverso il denaro e la visibilità.

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