Powered By Blogger

mercoledì 29 dicembre 2010

Disoccupazione, università e artigianato.

Nella presentazione di un pregiato programma televisivo francese, fra lo scorrere di varie immagini, continua ad apparire  fugacemente Catherine Deneuve che, con orgogliosa nonchalence, lascia cadere quella che sembra un’evidente ovvietà ‘La Francia ha i migliori artigiani del mondo’. 
Un tempo lo avremmo detto di noi stessi, e forse potremmo ancora dirlo se non fosse ormai poco ‘in’ parlare di altro che di università.
L’articolo di Stefano Zecchi ( http://www.ilgiornale.it/interni/se_disoccupazione_e_colpa_genitori_snob/28-12-2010/articolo-id=496184-page=0-comments=1 ) spezzando una lancia in favore del lavoro manuale come alternativa possibile agli studi universitari ha suscitato non poche reazioni. Tra queste non sono mancate le accuse di voler restringere le possibilità dei giovani e di volerne ricacciare una parte in una specie di getto per emarginati.
In realtà, sembra piuttosto che nella sua smania di eguaglianza - non tanto di opportunità quanto di contenuti - la sinistra abbia finito con lo svuotare anche la laurea di ogni valore culturale. Ormai ciò che sembra importare è sapere se ‘il pezzo di carta’ assicuri un posto fisso o no, se assicuri un reddito alto, se produca promozione sociale. Insomma, la cultura per mangiare - alla faccia dell’indignazione per l’ormai nota perla: ‘La cultura non si mangia’
Eppure, io credo che solo un rapporto sincero di amore per ciò che si scopre e si apprende attraverso lo studio - come attraverso qualsiasi altra attività vissuta con passione o almeno con interesse - porti ad un vero arricchimento personale capace, quello sì, di portare lontano. Una mente resa aperta e creativa lo ‘trova’ il modo di lavorare con soddisfazione, e non necessariamente nel campo originariamente definito dal titolo di studio.
La perdita del rispetto per l’eccellenza artigianale rischia di creare un vuoto nell’identità stessa dell’Italia, paese in cui l’artigianato è sempre stato molto prossimo all’arte. E l’arte è stata per secoli, in tutto il mondo, quasi sinonimo di Italia.
Volere la laurea - una laurea purchessia - a tutti i costi, è deleterio non solo per chi la cerca, ma anche per la società che si arricchisce, così,  di incompetenti, rischiando di perdere invece dei talenti che, al di fuori di condizionamenti discriminanti, avrebbero forse riconosciuto una propria vocazione, non necessariamente tendente a studi universitari , ma verso una altrettanto seria preparazione ad un’attività diversamente creativa. Che molto spesso, se attuata con intelligenza e competenza, si rivela anche remunerativa.

Nessun commento:

Posta un commento