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sabato 5 febbraio 2011

Ostellino: "essere" ≠ "dover essere"

E’ da tanto tempo che sento il peso di questa confusione di linguaggio e di idee che circola intorno a noi. Questo continuo bisogno di parlare e scrivere per “dar sfogo” a indignazione, rabbia, contestazione, ribellione, tutti sentimenti sulla cui legittimità non ho niente da ridire.
Ma sono sentimenti e finché si riconoscono come tali hanno il diritto all’uso di un linguaggio libero e fantasioso, contorto e contraddittorio, perché così son i sentimenti.  Ma quando il discorso si fa serio e prende il tono di una lezione di diritto, di comportamento politico e civile, allora si richiede chiarezza e precisione. Le parole devono avere un significato preciso e le idee devono seguire una logica.  Sul contenuto si potrà concordare o no, ma se il linguaggio non rispecchia un metodo comune è come parlare tra sordi e gli equivoci sono inevitabili.
Per fammi capire prendo, per comodità,  come esempio un post, (http://fprincipe.wordpress.com/2011/01/30/a-piero-ostellino/) che commenta un articolo molto contestato, appunto  di Ostellino sul Corriere della Sera (http://www.corriere.it/editoriali/11_gennaio_19/l-immagine-e-la-dignita-del-paese-piero-ostellino_0d03ff40-23b4-11e0-a3c4-00144f02aabc.shtml)

Io non so se Ostellino abbia il tempo e la voglia di leggere i blog, e di correggerli poi!
Non so come si sentirebbe se li leggesse. Forse meno depresso di me; forse la sua lunga attività di giornalista lo ha reso più coriaceo di fronte alla desolante evidenza di incultura politica che emerge dai post di questo e di moltissimi altri blog e - molto più grave - dalla lettera di un gruppo di giornalisti del Corriere della Sera.
 Per andare un pochino allo specifico, credo che Ostellino  il quale si è sempre definito un “liberale” (scomodo), non avrebbe mai “preoccupazioni squisitamente libertarie”.  Ma è tipicamente italiano confondere libertario e liberale e perché no,  anche liberista. Sono così simili!

Ad un certo punto si dice  “…. il fatto che «Il mondo» sia «pieno di ragazze che si concedono al professore per goderne l’indulgenza all’esame» non può essere legale se non riguarda soltanto due individui maggiorenni e consenzienti, ma anche individui terzi, danneggiati dalla pratica, la cui tutela aumenta l’output del sistema, e giustifica dunque filosoficamente la condanna legale (e non morale).”   

Mi dispiace, si tratta sicuramente di concorrenza sleale, e che alcuni terzi siano danneggiati non c’è dubbio, ma morale e filosofia non bastano a far diventare illegale ciò che non è previsto come tale dalla legge.  Infatti tutti i baroni che sono arrivati a esser tali non per merito ma per altre qualità - parentali, servitoriali e simili, senza necessariamente andare a letto con qualcuno - costituiscono, per riconoscimento di tutti, esempi di mala-università, comportamenti immorali e dannosi per tutti, ma poiché non c’è niente di legalmente rilevabile, se ne stanno lì tranquilli, senza intercettazioni a carico e nessuno parla di prostituzione, anche se gli assomiglia molto. Esiste, anche qui, e deve esistere in uno stato non solo liberale, ma semplicemente rispettoso del diritto, una separazione invalicabile tra immorale e illegale, quella che sembra sfuggire a una gran parte degli italiani, come malinconicamente nota Ostellino.

Poi si dice “…..  L’argomento di Ostellino può essere ridotto (mi corregga se sbaglio) al fatto che l’essere deve essere preferito al dover essere…..”. Ostellino non correggerà, ma io sì:  egli non parlava, né mai lo farebbe, di preferenza, ma di confusione.
Confusione del piano dell’essere con quello del dover essere. Il che è un errore inaccettabile in un qualsiasi discorso, non dico di una logica aristotelica, ma anche semplicemente sensato.
Eppure questa confusione è frequentissima, anzi quotidiana, nel dibattito politico e non, del nostro paese.

Ciò che poi appare desolante e l’incapacità di leggere i testi e di coglierne il significato di fondo. Sembra che nessuno si sia accorto che Ostellino, toccava solo marginalmente e esclusivamente a fini esplicativi, le storie di potere e di donne  da cui tutti sembrano ipnotizzati. Ciò di cui si occupava, e preoccupava, erano i comportamenti della Magistratura la quale dovrebbe, per sua stessa natura, poter godere di una stima degna della moglie di Cesare, ma che, per come si muove,  è ben lontana dall’avere.

Molto amena è anche l’idea che Ostellino non conosca   Machiavelli, e chissà, poverino, non si sarà letto neanche Isaiah Berlin, che di questi ha fatto uno degli autori di pensiero politico più stimato da tutto il mondo anglosassone.  Proprio per quel suo lucido realismo che lo ha portato per primo a individuare il pluralismo come unico metodo politico per conciliare il piano dell’essere - la politica -  con quello del dover essere - la morale.  (Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio)

Lo so che Ostellino non ha bisogno della mia appassionata difesa. Infatti, anche se lo stimo e apprezzo molto, non è certo per lui che mi sto preoccupando ma solo per il liberalismo e per i diritti individuali.

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